“DESDE ALLÀ”: LEONE D’ORO A SORPRESA

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Logo Ciak In MostraCIAK IN MOSTRA: UN LEONE D’ORO INASPETTATO E UNA MERITATISSIMA COPPA VOLPI

DI MASSIMO LASTRUCCI

 

Classifiche e concorsi risvegliano sempre il tifoso che è in noi. Figuriamoci dopo 12 giornate intense e sfiancanti come quelle trascorse a scapicollarsi al Lido. Quindi diciamolo subito: d’accordissimo con la Giuria per i Premi agli attori, Golino e Luchini erano in testa anche alle nostre preferenze (per quello che può contare), d’accordo anche sul podio dei secondi e dei terzi arrivati. Premio speciale della giuria e Gran Premio della Giuria sono andate a due opere degne come Abluka con la sua seconda parte torbidamente intrigante e Anomalisa, love story kafkiana che ha strappato anche l’unico applauso in sala da noi testimoniato (quando la protagonista, voce di Jenifer Jason Leigh, canta la canzone di Cindy Lauper Girl just want to have fun, anche nella sue versione italiana!). El Clan di Trapero è un solido gangster movie realista metropolitano, da parte di un combattivo cineasta che ha ben studiato Scorsese e i suoi mix action-musica-fotografia per le scene più violente (però ci aveva più convinto anni fa con Mondo Grua, El Bonaerense e Leonera). Quel che lascia un po’ perplessi è il Leone d’Oro al venezuelano Desde Allà di Lorenzo Vigas. Lasciando perdere il discorso del Presidente della Giuria che è messicano (Cuaròn) e quindi simpatizzante alla causa sudamericana…anche perché alla fin fine il suo voto conta “uno” e ci sono tutti gli altri giurati, c’è da dire che, essendosi ormai smarrito il senso di un’idea del fare cinema condivisa (cinema commerciale ben confezionato o terzomondista? Racconto classico o le generose asperità dei nuovi linguaggi e media? I festival sono ancora utili?) alla Giuria forse non è restata altra opzione che supportare il titolo più indifeso, nella sua dignità artistica. Così, una partecipata storia di amore gay nella periferia degradata di Caracas (e scegliere un tema così non deve essere stato facile) è stata preferita a lavori meglio accolti in sala e dai critici (Gitai, Sokurov, Egoyan, Gaudino, lo stesso Bellocchio che pure ha diviso). D’altra parte è ormai una tendenza non solo veneziana questa (vedi anche Cannes e Berlino) e vista da un altra prospettiva è forse l’unico modo perché una Premiazione, quindi una classifica tra diversi e diseguali (per condizioni realizzative non solo di partenza) acquisti ancora un (parziale) senso.